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Tumore al cervello: a Mestre si opera da svegli

E' straordinario che un paziente possa essere operato al cervello con anestesia locale, il massimo dei risultati con il minimo dei rischi

Enormi i progressi della scienza e della medicina negli ultimi anni. Chi avrebbe mai potuto pensare di essere operato al cervello continuando ad essere sveglio e vigile mentre i chirurghi sul tavolo operatorio sono intenti a risolvere i nostri problemi di salute? È quello che accade presso il reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Mestre, diretta da dottor Franco Guida: in questo ospedale l’equipe del professore è in grado di operare un tumore al cervello senza somministrare al paziente un’anestesia totale.

Il paziente viene operato al cervello in una sorta di anestesia locale. Il malato quindi è totalmente sveglio mentre si trova sul tavolo operatorio e i chirurghi operano sul sui cervello utilizzando bisturi e quant’altro. Il paziente durante l’operazione reagisce agli stimoli. Legge e risponde alle domande mentre l’equipe medica è intenta ad asportare il tumore.

L’equipe del reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Mestre ha da poco messo in pratica questa tecnica, appresa direttamente dall’insegnamento del suo inventore, il professor Hugues Duffau dell’università di Montpellier in Francia. Grazie all’utilizzo di una macchina per le risonanze magnetiche poi è possibile anche registrare la relazione tra tumore e le aree del cervello deputate alle funzioni sopracitate (parlare, leggere..) che normalmente in anestesia totale non potrebbero essere stimolate.

Nel commentare lo straordinario risultato raggiunto e la nuova tecnica chirurgica, ha parlato così il dottor Franco Guida, direttore del reparto di Neurochirurgia del nosocomio mestrino: “La neurochirurgia moderna ha come obiettivo non solo il trattamento delle patologie, ma anche il mantenimento di una adeguata funzione cerebrale”, in poche parole eliminare i rischi dell’anestesia totale avendo contemporaneamente un riscontro della propria azione sul cervello umano già in sede di tavolo operatorio è un traguardo importantissimo. “Questo significa- conclude il direttore – offrire ad ogni paziente, specie se affetto da un tumore cerebrale, il massimo dei risultati con il minimo dei rischi, scongiurando cioè il pericolo di provocare danni neurologici aggiuntivi e permanenti”.



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